Si manifesta con ansia e preoccupazione eccessiva verso
diverse attività, per un periodo di almeno 6 mesi. La persona ha difficoltà a controllare i sintomi e l’ansia determina disagio intenso o menomazione delle aree significative
dell’individuo.
Almeno tre dei seguenti sintomi sono presenti nell’individuo:
- sensazione di irrequietezza, tensione
- difficoltà a concentrarsi
- facile affaticabilità
- irritabilità
- tensione muscolare
- alterazioni del sonno
Non è un disturbo ma si manifesta all’interno di specifici disturbi (Disturbo
di panico con o senza agorafobia).
Cosa sono: gli attacchi di panico sono periodi brevi ma molto intensi di ansia acuta, paura o disagio, che si sviluppano all'improvviso e rapidamente terminano. La
sensazione vissuta è spesso quella del terrore di non riuscire a riprendere il controllo del proprio corpo, di stare per morire, o di stare impazzendo.
Una volta sperimentato il
primo attacco, il soggetto attiva una particolare attenzione ai segni premonitori di un episodio successivo, e in questo stato attiva l’ansia. Si attiva così un circolo vizioso:
l'anticipazione dell'ansia genera ansia - lo stato di ansia conduce alle sensazioni di panico.
I sintomi: sudorazione; tremori fini o grandi scosse; dispnea o sensazione di soffocamento; sensazione di
asfissia; dolore o fastidio al petto; nausea o disturbi addominali; sensazioni di sbandamento, di instabilità, testa leggera o di svenimento; derealizzazione (sensazione di irrealtà) o
depersonalizzazione (essere distaccati da se stessi); paura di perdere il controllo o di impazzire; paura di morire; paraestesie (sensazioni di torpore o di formicolio).
Le conseguenze: Chi soffre di Attacchi di Panico (o di disturbo di panico con o senza Agorafobia), può incontrare notevoli difficoltà nel mondo
del lavoro, come in ambito scolastico e nel contesto delle relazioni familiari o di coppia.
In ambito lavorativo alcune tra le più frequenti difficoltà riportate da chi soffre di attacchi di panico riguardano in primo luogo il raggiungere il posto di lavoro, considerando l’ansia che
spesso si è costretti ad affrontare nel prendere mezzi pubblici, o anche la propria auto, soprattutto di fronte al pensiero di rimanere “intrappolati” nel traffico con il timore di “sentirsi
male” e non poter chiedere aiuto.
Le difficoltà possono inoltre riguardare il doversi misurare con le prestazioni richieste o il rapporto con i colleghi e datore di lavoro, soprattutto considerando come la presenza di un attacco
o anche la paura preventiva di esso, possono generare stress e determinare il calo delle presatzioni stesse. Persino i tentativi messi in atto dall’individuo per nascondere gli eventuali attacchi
di panico di fronte agli altri possono rappresentare di per sè una fonte di stress e ansia. In tali condizioni diventa estremamente difficile affrontare serenamente il mondo del lavoro.
In ambito scolastico, in genere, gli attacchi di panico si manifestano più frequentemente durante il periodo universitario, soprattutto quando già durante le scuole superiori o inferiori la
persona comincia a presentare alcuni sintomi di ansia, che possono essere associati alla prestazione scolastica, o semplicemente alla difficoltà di affrontare il mondo esterno (rispetto ai luoghi
familiari) con sufficiente fiducia in sè stessi.
Riguardo al contesto relazionale, la presenza di una persona con tali sintomi spesso determina notevole disagio sia per i familiari che
per il partner. Il contesto relazionale si riorganizza attorno ai “sintomi” di chi soffre del disturbo: spesso le famiglie o i partner si adattano alla situazione tanto da cambiare completamente
le proprie abitudini di vita nel tentativo di offrire aiuto e assistenza alla persona che presenta gli attacchi di panico.
Come si interviene:
Per poter iniziare un adeguato trattamento ò in primo luogo necessario effettuare una indagine accurata dei sintomi finalizzata alla elaborazione di una
valutazione psicodiagnostica.e all’orientamento psicoterapeutico.
Nei casi più gravi una visita psichiatrica può essere necessaria per l’impostazione di una terapia farmacologica.
La diagnosi:
L’attacco di panico si manifesta con un periodo preciso di paura e disagio intensi, durante il quale si presentano improvvisamente almeno 4 dei seguenti sintomi e
raggiungono il picco in 10 minuti:
- palpitazioni, tachicardia
- sudorazione eccessiva
- tremori, scosse
- sensazione di asfissia
- dispnea o sensazione di soffocamento
- dolore, fastidio al petto
- nausea o disturbi addominali
- paura di impazzire, di perdere il controllo
- paura di morire
- parestesie (sensazione di torpore, formicolio)
- vampate di calore, brividi
- sensazioni di sbandamento, instabilità, svenimento
- derealizzazione (sensazione di irrealtà) o depersonalizzazione (sensazione di essere distaccati da se stessi).
Non è un disturbo specifico, ma si manifesta nell’ambito di alcuni disturbi (Disturbo di panico con agorafobia e Agorafobia senza anamnesi di Disturbo di panico).
Si manifesta con la presenza di ansia nel trovarsi in situazioni o luoghi dai quali sarebbe difficile o imbarazzante allontanarsi (essere fuori casa da soli o in mezzo ad una folla...), o nei
quali sarebbe difficile chiedere aiuto nel caso di un attacco di panico inaspettato.
Tutte queste situazioni vengono evitate o sopportate con notevole disagio, spesso viene richiesta la presenza di un’altra persona.
si manifesta con un quadro di paura eccessiva o irragionevole di fronte alla presenza o anche all’attesa di un oggetto o situazioni specifiche. L’esposizione a tali stimoli provoca ansia immediata. La persona riconosce che la usa paura non è ragionevole, e nonostante ciò evita gli stimoli fobici. L’ansia anticipatoria o il disagio sperimentato interferiscono con le attività di routine dell’individuo (lavoro, relazioni socali, ecc.), oppure causano un idsagio significativo.
Si manifetsa con la paura marcata e persistente rispetto a situazioni sociali o prestazionali, nelle quali l’individuo è esposto al giudizio degli altri o a persone non familiari. Tale situazione determina ansia o attacco di panico. L apersona riconosce la paura come irragionevole e tuttavia evita lo stimolo fobico. Il disagio sperimentato interferisce con le attività di routine dell’individuo (lavoro, relazioni sociali, ecc.).
Si può manifestare in conseguenza dell’esposizione ad un evento traumatico, durante il quale l’individuo ha vissuto o ha assistito a situazioni che hanno implicato morte,
gravi lesioni, minaccia di morte o dell’integrità fisica propria o di altri. In tali situazioni la persona ha manifestato sentimenti di paura intensa, orrore, impotenza.
Caratteristiche:
- difficoltà ad addormentarsi
- scoppi di collera, irritabilità
- ipervigilanza
- risposte di allarme esagerate
Sono inoltre presenti almeno tre dei seguenti elementi:
- sforzi pper evitare pensieri e sensazioni associate al trauma
- sforzi per evitare persone e luoghi che ricordano la situazione traumatica
- incapacità a ricordare alcuni aspetti del trauma
- riduzione dell’interesse per le attività significative
- sentimenti di estraneità o distacco verso gli altri
- affettività ridotta
- sentimenti di diminuzione delle prospettive future
Si può manifestare in conseguenza dell’esposizione ad un evento traumatico, durante il quale l’individuo ha vissuto o ha assistito a situazioni che hanno implicato morte,
gravi lesioni, minaccia di morte o dell’integrità fisica propria o di altri. In tali situazioni la persona ha manifestato sentimenti di paura intensa, orrore, impotenza. Durante o in conseguenza
dell’evento stressante la persona ha manifestato almeno tre dei seguenti sintomi dissociativi:
- sensazione di insensibilità, mancanza di reattività emozionale (non ricorda aspetti importanti
del trauma).
- minore consapevolezza dell’ambiente circostante
- derealizzazione
- depersonalizzazione
- amnesia dissociativa
La persona rivive l’evento traumatico attraverso immagini, pensieri, sogni, flashback e tende ad evitare gli stimoli che ricordano il trauma. Presenta sintomi marcati di ansia, irritabilità,
difficoltà del sonno, irrequietezza.
Il disturbo, che dura da 2 giorni a 4 settimane e si manifesta entro 4 settimane dall’evento traumatico, causa disagio significativo o determina compromissione delle attività edll’inidviduo
(lavoro, relazioni sociali), o compromette la capacità di eseguire compiti fondamentali.
E’ caratterizzato dalla presenza di ossessioni o compulsioni che la persona riconosce come eccessive e irragionevoli e che causano disagio significativo o
interferiscono con le attività dell’individuo (lavoro, relazioni sociali, ecc.).
Le ossessioni: sono peniseri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti, vissuti come intrusivi e inappropriati, che causano ansia e disagio. L’individuo li riconosce come un prodotto della
propria mente e tenta inutilmente di ignorarli o neutralizzarli con peniseri o azioni.
Le compulsioni: comportamenti ripetitiivi (lavarsi le mani, riordinare...) o azioni mentali (contare, pregare), hce l’individuo si sente obbligata a mettere in atto in risposta ad una
ossessione o secondo regole che segue rigidamente. Tali azioni sono rivolti a ridurre o a prevenire disagio o a prevenire eventi temuti, sebbene non isano ad essi collegati in modo
realistico.
Si distingue in disturbo depressivo maggiore con episodio singolo e disturbo depressivo maggiore ricorrente: nel primo caso è presente un solo episodio
depressivo maggiore; nel secondo caso vi sono 2 o più episodi. in entrambi i casi non è mai stato presente un episodio maniacale, misto o ipomaniacale.
Episodio depressivo maggiore: è caratterizzato dalla presenza di 5almeno 5 dei seguenti sintomi, durante un periodo di 2 settimane:
a- umore depresso presente uqasi ogni giorno per la maggior parte del giorno
b- diminuzione di interesse o piacere per la maggior parte delle attività quotidiane.
c- perdita di peso o riduzione dell’appetito
d- insonnia o ipersonnia
e- agitazione o rallentamento psicomotorio
f- faticabilità
g- autosvalutazione o sensi di colpa eccessivi o inappropriati
h- ridotta capacità di concentrazione, indecisione
i- pensieri di morte ricorrenti
Tali sintomi persistono per più di due mesi e non sono giustificati da eventi quali un lutto.
Episodio maniacale: è caratterizzato dalla presenza di umore elevato, irritabile, anormalmente espansivo, presente per almeno una settimana. Durante tale periodo sono presenti almeno 3 dei
seguenti sintomi:
a- grandiosità o eccessiva autostima
b- riduzione del sonno
c- eccessiva loquacità
d- fuga delle idee
e- distraibilità
f- agitazione
g- eccessivo coinvolgimento in attività ludiche con conseguenze dannose
Episodio misto: sono presenti contemporaneamente i sintomi dell’episodio depressivo maggiore e dell’episodio misto, per almeno una settimana
Episodio ipomaniacale: è caratterizzato dalla presenza di umore elevato, irritabile, anormalmente espansivo, presente per almeno 4 giorni. Durante tale periodo sono presenti almeno 3 dei
seguenti sintomi:
a- grandiosità o eccessiva autostima
b- riduzione del sonno
c- eccessiva loquacità
d- fuga delle idee
e- distraibilità
f- agitazione
L’episodio è associato a un chiaro cambiamento del mood di agire, che non è abituale della persona quando è asintomatica.
E’ caratterizazto dalla presenza di umore depresso quasi ogni giorno per un periodo di almeno 2 anni. Sono presenti almeno 2 dei seguenti sintomi:
- iperfagia o scarso appetito
- insonnia o ipersonnia
- scarsa energia
- difficoltà nel prendere decisioni o a concentrarsi
- bassa autostima
- sentimenti di disperazione
Tali sintomi causano disagio clinicamente significativo o compromissione delle attività dela persona (lavoro, relazioni sociali, ecc.)
Include le seguenti categorie:
- Disturbo disforico premestruale: duarante l’ultimo anno, nella maggior parte dei cicli mestruali sono presenti umore depresso, ansia, riduzione di interesse e piacere per le attività.
tali sintomi causano disagio significativo o interferiscono con aree importanti per l’individuo (lavoro, relazioni sociali, ecc.).
- Disturbo depressivo minore: i sintomi depressivi sono presenti per almeno 2 settimane ma con meno dei 5 sintomi richiesti per il Disturbo depressivo maggiore.
- Disturbo depressivo breve ricorrente: gli episodi depressivi durano da 2 giorni a 2 settimane, almeno 1 volta al mese per 12 mesi.
- Disturbo depressivo postpsicotico della Schizofrenia: un episodio depressivo maggiore si presenta durante la fase residua della schizofrenia.
Si distinguono in disturbo bipolare I e disturbo bipolare II.
Disturbo bipolare I: è caratterizzato dalla presenza di un episodio maniacale, ipomaniacale o misto.
Disturbo bipolare II: sono presenti 1 o più episodi depressivi maggiori e almeno 1 episodio ipomaniacale. Non è mai stato presente 1 episodio maniacale o misto.
Include le seguenti categorie di disturbi non caratteristici bipolari:
- alternanza molto rapida di disturbi depressivi e maniacali che non soddisfano i criteri di durata minima per un episodio maniacale o per un episodio depressivo maggiore.
- episodi maniacali ricorrenti senza episodi depressivi ricorrenti
- un episodio maniacale o misto che si sovrappone a un disturbo delirante, schizofrenia residua o disturbo psicotico non altrimenti specificato.
- presenza di episodi ipomaniacali e sintomi depressivi cronici, ma che non sono così frequenti da giustificare la presenza di un disturbo ciclotimico
Si manifesta con la presenza di numerosi Episodi Ipomaniacali e numerosi periodi con sintomi depressivi per almeno 2 anni.
Durante i primi 2 anni non è tsato presente un Episodio Depressivo Maggiore, Maniacale o Misto (vedi “Disturbo depressivo maggiore per le definizioni”).
i sintomi manifestati causano disagio clinicamente significativo o menomazione del funzionamento lavorativo, sociale o di altre aree importanti.
Si manifesta con il rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso “ideale” per età e staura (calo ponderale oltre il 15% rispetto al peso corporeo ideale)
quando si è sottopeso.
peso e forma, negazione del problema
pensare eccessivo al cibo, negazione del problema. massa muscolare; disidratazione; fragilità ossea, dentaria e delle unghie; perdita di capelli; amenorrea; alterazioni cardiache. Mortalità
del 10%
all’eliminazione del cibo eccessivamente |
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Si manifesta con il rifiuto di mantenere il peso corporeo al di sopra o al peso “ideale” per età e staura (calo ponderale oltre il 15% rispetto al peso corporeo ideale)
quando si è sottopeso.
peso e forma, negazione del problema
pensare eccessivo al cibo, negazione del problema.
dentaria e delle unghie; perdita di capelli; amenorrea; alterazioni
cardiache. Mortalità del 10%
all’eliminazione del cibo eccessivamente |
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In questa categoria sono inclusi i disturbi dell’alimentazione che non soddisfano dal punto di vista diagnostico i criteri per la bulimia e l’anoressia .
Alcuni esempi sono:
- disturbo da alimentazione incontrollata: abbuffate ricorrenti non accompagnate da condotte compensatorie.
- situazioni in cui la persona presenta tutti i disturbi che caratterizzano l’anoressia, tranne che per il ciclo mestruale regolare.
- situazioni in cui la persona presenta tutti i disturbi che caratterizzano l’anoressia, tranne per il fatto che il peso corporeo, nonostante sia ridotto, è comunque nei limiti della norma.
- situazioni in cui la persona presenta tutti i disturbi che caratterizzano la bulimia, tranne per il fatto che le abbuffate e le condotte compensatorie hanno una durata inferiore a 2 episodi a
settimana per 3 mesi.
- masticare e sputare ripetutamente, senza deglutire, grandi quantità di cibo.
- situazioni in cui la persona mette in atto condotte compensatorie (vomito ad esempio), dopo aver mangiato piccole quantità di cibo (ad es. un biscotto).
E’ caratterizzata dalla difficoltà a iniziare o a mantenere il sonno per almeno un mese. |
E’ presente una eccessiva sonnolenza per almeno un mese. La persona presenta episodi di sonno prolungato o di sonno diurno che ricorre quasi quotidianamente. |
Questo disturbo è caratterizzato dalla presenza di attacchi irresistibili di sonno che si presentano quotidianamente per almeno 3 mesi. |
|
E’ caratterizzato dalla presenza di episodi ricorrenti in cui il soggetto si sveglia bruscamente dal sonno con grida di paura, tachicardia, sudorazione. Al risveglio la
persona non ricorda alcun sogno nel dettaglio e non reagisce alla rassicurazione degli altri.
questi episodi causano disagio significativo o menomazione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.
E’ caratterizzato dalla presenza di numerosi episodi in cui la persona si alza dal letto durante il sonno e deambula nei dintorni.
Durante tali episodi ha un’espressione fissa, vuota e non reagisce ai tentativi degli altri di comunicare con lui.
Al risveglio il soggetto non ricorda l’episodio.
Il sonnambulismo causa disagio significativo o menomazione del funzionamento sociale, lavorativo o di altre aree importanti.
Rappresenta uno dei disturbi più complessi da trattare.
Fa parte dei disturbi di personalità del gruppo B, insieme con il Narcisista,
l’Antisociale e l’Istrionico.
L’emozione di fondo è la Rabbia. Le altre caratteristiche fondamentali sono l’impulsività e il passaggio all’atto.
Il disturbo si manifesta con l’instabilità delle relazioni, dell’umore e dell’immagine di sè, e una emotività esagerata.
Le situazioni di forte stress possono innescare reazioni psicotiche.
Spesso è associato alla presenza di disturbi affettivi,
depressivi, dissociativi e del pensiero; all’abuso di sostanze, ai disturbi alimentari e d’ansia.
La storia interpersonale è
caratterizzata dalla instabilità delle relazioni affettive, dal desiderio continuo di protezione e paura di abbandono. L’impulsività che di solito contraddistingue questo disturbo è spesso causa
di atti di autolesionismo. La vita relazionale è caotica.
La storia familiare del paziente borderline rivela di frequente la
presenza di uno stile relazionale caotico, caratterizzato da trascuratezza, abbandono, e svalutazione mista a idealizzazione.
Il messaggio proveniente dalla famiglia era che l’autonomia è un male, mentre sofferenza e dipendenza vanno bene, pertanto ogni passo verso l’autonomia può determinare degli autoattacchi.
L’obiettivo del B. nel farsi male è quello di “pacificarsi con l’aggressore”.
Nell’intervento il terapeuta dovrà concentrare
l’attenzione sull’alleanza per favorire la collaborazione; sostenere i successi, evitare critiche e monitorare costantemente i progressi fatti, considerando la tendenza del paziente a
boicottarsi, ossia a “tornare indietro” subito dopo aver raggiunto dei risultati. E’ inoltre fondamentale l’attenzione al rispetto delle regole del setting da parte del paziente, considerando la
sua tendenza ad ignorare le regole e a svalutare la terapia. Di solito il rischio di abbandono della terapia è particolarmente alto.
La diagnosi secondo i criteri del DSMIV-TR:
Un quadro pervasivo di instabilità nelle relazioni interpersonali, dell’immagine di sé e
degli affetti rivela una marcata impulsività a partire dall’inizio dell’età adulta fino al presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:
1)Tentativi frenetici di evitare un abbandono reale o immaginato. Nota: non include il comportamento suicida o autolesivo che rientra nel criterio 5.
2)Un quadro di relazioni interpersonali instabili e intense, caratterizzate da un alternarsi tra i due poli estremi dell’idealizzazione e della svalutazione.
3)Disturbi di identità: un’immagine di sé o senso di sé marcatamente e persistentemente instabile.
4)Impulsività in almeno due aree, che possono arrecare danni a se stessi (come spese, sesso, uso di sostanze, guida incauta, abbuffate). Nota: non include il comportamento suicida o autolesivo
che rientra nel criterio 5.
5)Comportamento suicida ricorrente: gesti, minacce o comportamento autolesionista.
6)Instabilità affettiva, dovuta ad una marcata reattività dell’umore (come disforia episodica intensa, irritabilità o ansia, che dura di solito alcune ore e solo raramente più di qualche
giorno).
7)Sensazione cronica di vuoto.
8)Rabbia inappropriata, intensa, o difficoltà di controllarla (come manifestazioni frequenti di temperamento, rabbia costante, lotte fisiche ricorrenti).
9)Ideazione paranoide , legata allo stress, o gravi sintomi dissociativi.
Diagnosi Differenziale: A differenza degli individui con disturbo paranoide, schizoide o narcisistico, il Borderline sta bene in autonomia anche per lunghi periodi.
Fa parte dei disturbi di personalità del gruppo B, insieme con il Narcisista,
l’Antisociale e il Borderline..
eccessiva emotività. cerca e richiede costantemente rassicurazione, lodi e approvazione dagli
altri.
profondità e genuinità.
socievole ed egocentrica, costantemente alla ricerca di stimoli. alcolismo o abuso di sostanze, disturbi di conversione e somatizzazione, disturbi d’ansia, psicosi reattiva breve. Spesso richiede un trattamento
per ansia da separazione. vivida ed interessante, che però difetta nella concentrazione e nell’attenzione al dettaglio. Pensieri ed emozioni risultano globali ed esagerati. Utilizza una modalità di pensiero dicotomico (bianco-nero) e
tende alla supergeneralizzazione. valorizzato e apprezzato per il suo aspetto esteriore e per essere una persona divertente anzichè per le sue capacità. Ha avuto una relazione privilegiata col genitore del sesso opposto, mentre verso il genitore dello
stesso sesso si è mostrato compiacente e competitivo. del paziente con l’obiettivo di individuare i pensieri disfunzionali che favoriscono il comportamento impulsivo e rinforzare l’autocontrollo e
l’autoefficacia. seduttivi messi in atto dal paziente e alle richieste di eccessiva
rassicurazione. che compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di
contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:
sessualmente seducente o provocante
superficiale
delle emozioni
circostanze Diagnosi Differenziale: A differenza della persona con disturbo Dipendente, cerca attenzione in modo attivo, attraverso comportamenti teatrali (ad esempio mostra spesso espressioni facciali esagerate;
indossa vestiti provocatori). desidera protezione e teme di essere ignorato, ma a differenza di esso ha avuto esperienze di vita più controllate: non associa come il Borderline la solitudine al pericolo e non mostra una rabbia così focalizzata o un comportamento tanto avventato. |
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Fa parte dei disturbi di personalità del gruppo B, insieme con il Borderline, l’Antisociale
e l’Istrionico.
Si manifesta con la tendenza alla grandiosità, necessità di ammirazione e mancanza di empatia.
Da un punto di vista interpersonale è
presente una grande vulnerabilità alle critiche e ad essere trascurato, e allo stesso tempo il desiderio di amore e approvazione. Se viene meno il sostegno o se ci sono segni di mancata
perfezione, la considerazione di sé precipita verso una feroce autocritica. Del tutto incapace di empatia, questo tipo di persona tratta gli altri con disprezzo e si ritiene superiore e al di
sopra del comune. Manifesta la tendenza al controllo verso gli altri e l’amore incondizionato verso sè stesso.
Il narcisista non ha idea di ciò che il suo comportamento possa significare per gli altri, diventando così insensibile e privo di riguardo. Rimane sorpreso se non ottiene ciò a cui crede di aver
diritto per natura: il narcisista assume il controllo degli altri e lascia per sé l’autonomia; si aspetta che gli altri gli cedano il passo.
I narcisisti intraprendono di solito il trattamento quando sviluppano un disturbo sull’asse I o quando hanno gravi problemi relazionali.
La teoria
dell’apprendimento sociale del narcisismo si focalizza principalmente sulla sopravvalutazione genitoriale. Il sentirsi unico, importante e diverso dagli altri può
essere sviluppato da diverse esperienze:
-adulazione, indulgenza, favoritismo
-esperienze di deficit, limitazione, esclusione e rifiuto
Il comun denominatore, sia per la convinzione di sé come inferiore sia come superiore, può essere il percepire se stessi come diverso dagli altri in modo significativo.
I sintomi depressivi sono i più comuni. La
depressione narcisista generalmente include una discrepanza tra le aspettative/fantasie e la realtà. Altri disturbi associati sono: fobie sociali, ipocondria, abuso di sostanze,
La storia familiare è caratterizzata dalla manifestazione di amore non contingente da parte soprattutto dei genitori (il soggetto veniva ad
esempio adulato, “adorato” dai genitori in quanto “bambino speciale”); e allo stesso tempo dalla manifestazione di critiche e disprezzo per le imperfezioni.
Nell’intervento è fondamentale per il terapeuta l’attenzione ai sentimenti controtransferali (è frequente nel lavoro con questi pazienti la sensazione di essere controllati e svalutati). Tra gli
obiettivi della terapia è di solito centrale il lavoro per migliorare i rapporti interpersonali, la comunicazione e la consapevolezza rispetto alla responsabilità del paziente nelle
difficoltà interpersonali lamentate.
Gabbard distingue due tipi di Narcisista:
Narcisista inconsapevole
-
non hanno consapevolezza dell’impatto sugli altri
- bisogno di stare al centro dell’attenzione
- insensibili ai bisogni degli altri
- Tenta di impressionare gli altri e di preservarsi dalla ferita narcisistica eludendole loro risposte
Narcisista ipervigile
- sensibilità alle reazioni che gli altri hanno nei loro confronti
- attenzione costante verso gli altri alla ricerca di reazioni critiche
- tendono a sentirsi offesi di continuo
- timido e inibito
- Mantiene la stima di sé evitando situazioni di vulnerabilità e studiando gli altri per apparire come si deve
La diagnosi secondo i criteri del DSMIV-TR:
Un quadro pervasivo di grandiosità (nella fantasia o nel comportamento), necessità
di ammirazione e mancanza di empatia, che compare nella prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da 5 (o più) dei seguenti elementi:
1.ha un senso grandioso di importanza (ad es. esagera risultati e talenti, si aspetta di essere notato come superiore senza un’adeguata motivazione)
2.è assorbito da fantasie di illimitato successo, potere, fascino, bellezza, e di amore ideale
3.crede di essere “speciale” e unico,e di dover frequentare e poter essere capito solo da altre persone (o istituzioni) speciali o di classe elevata
4.richiede eccessiva ammirazione
5.ha la sensazione che tutto gli sia dovuto, cioè, la irragionevole aspettativa di trattamenti di favore o di soddisfazione immediata delle proprie aspettative
6.sfruttamento interpersonale, cioè, si approfitta degli altri per propri scopi
7.manca di empatia: è incapace di riconoscere o di identificarsi con i sentimenti e le necessità degli altri
8.è spesso invidioso degli altri o crede che gli altri lo invidino
9.mostra comportamenti o atteggiamenti arroganti e presuntuosi.
Diagnosi Differenziale: Condivide con il Borderline le caratteristiche di controllo, biasimo e attacco, ma a differenza del Borderline è presente un grande amore di sè ed è assente la componente di auto attacco.
Fa parte del gruppo C dei disturbi di personalità.
Si manifesta con un quadro pervasivo di inibizione sociale, senso di inadeguatezza e ipersensibilità al giudizio negativo.
La diagnosi secondo i criteri del DSMIV-TR:
Un quadre pervasivo di inibizione sociale, ipersensibilità al giudizio negativo,
senso di inadeguatezza, che compare entro la prima età adulta, ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da quattro o più dei seguenti elementi:
1- evitamento di attività lavorative che implicano contatto interpersonale significativo per timore di essere
criticato
2- tendenza ad evitare relazioni a meno che non è certo di piacere
3- inibizione nelle relazioni intime per il timore di essere ridicolizzato
4- timore di essere criticato, rifiutato, nelle situazioni sociali
5- inibizione e senso di inadeguatezza nelle situazioni interpersonali nuove
6- percezione di sè come inetto, non attraente, inferiore agli altri per il timore di provare imbarazzo
7- tendenza ad evitare di assumetre rischi personali o situazioni nuove
Fa parte dei disturbi di personalità del gruppo C.
Si manifesta con la necessità eccessiva di essere accuditi che determina un comportamento sottomesso e paura della separazione.
Questa modalità compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti. Il comportamento dipendente e sottomesso è finalizzato a suscitare protezione, e nasce da una
percezione di sé come incapace di funzionare adeguatamente senza l'aiuto di altri. Gli individui con Disturbo Dipendente di Personalità hanno grande difficoltà a prendere le decisioni quotidiane
senza un'eccessiva quantità di consigli e rassicurazioni da parte degli altri.Tendono ad essere passivi, e a permettere ad altre persone (spesso una persona singola) di prendere l'iniziativa e di
assumere la responsabilità per la maggior parte dei settori della loro vita.
Dal punto di vista interpersonale, poiché temono di
perdere il supporto o l'approvazione, hanno difficoltà ad esprimere il disaccordo verso altre persone, specialmente verso coloro da cui sono dipendenti.
Questi individui si sentono talmente incapaci di funzionare autonomamente che concorderanno su ciò che ritengono sbagliato, piuttosto che perdere l'aiuto di coloro che ricercano per essere
guidati. Non si arrabbiano adeguatamente con le persone da cui necessitano supporto e accudimento per timore di allontanarli. Se le preoccupazioni dell'individuo riguardo alle conseguenze
dell'espressione del disaccordo sono realistiche, il comportamento non dovrebbe essere considerato come prova di un Disturbo Dipendente di Personalità. Mancano di sicurezza in se stessi, e
credono di avere neccessità di aiuto per iniziare e portare avanti dei compiti. Aspetteranno gli altri per iniziare le cose, poiché credono che di regola gli altri facciano meglio. Possono,
comunque, funzionare adeguatamente se hanno la sicurezza che qualcun'altro stia supervisionando e approvando. Possono temere di diventare o di apparire più competenti, poiché possono credere che
questo conduca all'abbandono. Poiché contano sugli altri per gestire i propri problemi, spesso non acquisiscono gli strumenti per vivere adeguatamente, perpetuando così la
dipendenza.
Da un punto di vista della storia familiare la persona dipendente ha iniziato un normale ciclo evolutivo: ha avuto cure
affettuose e intensa attenzione, ha imparato a contare sugli altri e a sviluppare un senso di fiducia.
Nelle fasi successive dello sviluppo evolutivo, si riscontra di frequente nella storia familiare la tendenza da parte deiI genitori a continuare ad offrire aiuto e protezione, indebolendo in tal
modo la competenza del bambino di fare le cose da solo e rendersi autonomo.
In questo modo, ciò che prima era protezione diventa controllo o biasimo, a cui il soggetto risponde con un atteggiamento di sottomissione e senso di inadeguatezza, per cui diventa inevitabile
dipendere da qualcun altro. Accade Spesso che, a causa di questa mancanza di assertività, l’individuo venga tormentato dai suoi coetanei, preso in giro e infantilizzato o viziato.
Da un punto di vista cognitivo le principali caratteristiche di questo disturbo sono:
Convinzione su Sé: sono inadeguati, indifesi, incapaci di affrontare il mondo con le loro forze; “Sono troppo inadeguato per affrontare la vita da solo”.
Convinzione sul mondo: è un luogo freddo, solitario e pericoloso, non si può affrontare da soli; “L’indipendenza significa essere completamente solo”.
Convinzioni sugli altri: solo gli altri possono aiutarli ad affrontare la vita e a prendere decisioni; “Non posso sopravvivere senza qualcuno che si prenda cura di me”.
Distorsioni cognitive: Pensiero dicotomico “Tutto giusto o tutto sbagliato”; pensiero catastrofico “Se il mio coniuge mi lascia, cado a pezzi”; pensieri automatici “Non posso, … Non
riuscirei mai a farlo, … Sono fin troppo stupido”.
I principali obiettivi di trattamento sono in genere “autonomia e
indipendenza”: è importante aiutare il paziente ad gire indipendentemente dagli altri e tuttavia essere in grado di sviluppare relazioni intime e ravvicinate; a separarsi e differenziarsi
gradualmente dalle figure significative per accrescere la sicurezza in se stesso e il sentimento di auto-efficacia. Il terapeuta deve offrire interventi che aiutino il paziente a cambiare
il forte desiderio di essere dipendente e a rafforzare quello di diventare competente.
Il comportamento dipendente è pervasivo e si manifesta fortemente nella relazione terapeuta-paziente.
All’inizio della terapia è possibile concedere una qualche dipendenza nel rapporto terapeutico, con l’obiettivo di creare alleanza; tuttavia occorrerà lavorare per tutta la durata del trattamento
per distogliere il paziente da tale dipendenza.
La conclusione della terapia può rappresentare una grave minaccia per il paziente DPD; per questa ragione è bene tenere presenti due strategie:
1)dissolvenza delle sedute: programmandole meno frequentemente, è un esperimento comportamentale per aiutare la persona credere che è possibile mantenere i cambiamenti senza il sostegno della
terapia.
2)offrire sedute di sostegno: anche se la terapia è conclusa, offrire una o due sedute di sostegno al paziente quando vive delle difficoltà, è un modo per metterlo sulla strada giusta
incoraggiandolo a riprendere gli interventi che li avevano aiutati nel passato.
Disturbi associati: Disturbi d’ansia, depressione,
alcolismo, abuso di sostanze psicoattive.
La diagnosi secondo i criteri del DSMIV-TR:
Una situazione pervasiva ed eccessiva di necessità di essere accuditi, che determina
comportamento sottomesso e dipendente e timore della separazione, che compare nella prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti
elementi:
1) ha difficoltà a prendere le decisioni quotidiane senza richiedere una eccessiva quantità di consigli e rassicurazioni
2) ha bisogno che altri si assumano le responsabilità per la maggior parte dei settori della sua vita
3) ha difficoltà ad esprimere disaccordo verso gli altri per il timore di perdere supporto o approvazione. Nota Non includere timori realistici di punizioni
4) ha difficoltà ad iniziare progetti o a fare cose autonomamente (per una mancanza di fiducia nel proprio giudizio o nelle proprie capacità piuttosto che per mancanza di motivazione o di
energia)
5) può giungere a qualsiasi cosa pur di ottenere accudimento e supporto da altri, fino al punto di offrirsi per compiti spiacevoli
6) si sente a disagio o indifeso quando è solo per timori esagerati di essere incapace di provvedere a se stesso
7) quando termina una relazione stretta, ricerca urgentemente un'altra relazione come fonte di accudimento e di supporto
8) si preoccupa in modo non realistico di essere lasciato a provvedere a se stesso.
Diagnosi differenziale:
A differenza degli istrionici, i soggetti con disturbo Dipendente sono infantili e dipendenti, ma non egocentrici; sono sottomessi e passivi e non manipolativi o
seduttivi. Non cercano la dipendenza in modo attivo e manipolativo come gli istrionici.
I soggetti istrionici e dipendenti hanno entrambi bisogno dell’affetto degli altri, ma il dipendente si fida del fatto che può ottenerlo e che i suoi sforzi verranno premiati con altro
affetto.
I soggetti dipendenti e agorafobici tendono entrambi a dipendere dagli altri, ma il dipendente non richiede di essere sempre accompagnato ovunque vada come in genere avviene per chi soffre
di Agorafobia.
L’OCD è un disturbo di personalità del gruppo C insieme all’Evitante ed al Dipendente.
Si manifesta con un quadro
pervasivo di preoccupazione per l’ordine, il perfezionismo e il controllo, ed è presente in vari contesti.
Ciò che distingue il disturbo (o nevrosi) Ossessivo-Compulsivo dall’OCD di Personalità è la differenza tra sintomi e tratti di carattere duraturi.
Il paziente che soffre della nevrosi ossessiva è tormentato da pensieri ricorrenti dal contenuto spiacevole ed è spinto a mettere in atto comportamenti rituali. I sintomi sono egodistonici, nel
senso che il paziente le riconosce come problematiche e desidera liberarsene.
Al contrario i tratti che costituiscono la diagnosi del OCD di personalità secondo il DSM-IV sono schemi comportamentali duraturi ed egosintonici.
Alcune caratteristiche:
-INTIMITA’. Le sensazioni generate dalle relazioni di intimità sono percepite come minacciose poichè possono fare “perdere il controllo”.
-CONTROLLO. Il bisogno di controllare gli altri nasce dalla sensazione che le sorgenti esterne di affetto siano effimere e possano scomparire da un momento all’altro.
-SCARSA STIMA DI SE’. Questa sensazione infantile di non essere valorizzato induce la persona a pensare che gli altri preferirebbero non avere a che fare con lui.
-SENTIMENTI DI AGGRESSIVITA’/DISTRUTTIVITA’. La persona teme che la sua distruttività possa allontanare gli altri o provocare una controaggressione.
-PERFEZIONE. Nutre il segreto convincimento che se sarà perfetto potrà finalmente ottenere dai genitori l’approvazione e la stima che non ha avuto nell’infanzia.
-STILE COGNITIVO. Cerca di essere perfettamente razionale, logico. I pensieri sono rigidi e dogmatici. Teme ogni situazione emotivamente non controllata. Pone attenzione al dettaglio a
scapito di spontaneità e flessibilità. Rimugina sulle piccole decisioni perdendo di vista l’obiettivo centrale. Le componenti maladattive sono in genere il perfezionismo, il bisogno di
certezza, l’attenzione eccessiva alle regole e al dettaglio che conducono all’indecisione
e alla tendenza a mettere da parte le proprie emozioni e desideri.
I disturbi di solito associati sono: il disturbo d’ansia
generalizzato, la depressione, i disturbi psicsomatici, i disturbi sessuali.
Dal punto di vista interpersonale è presente la paura
di fare un errore o di essere accusati per l’imperfezione. La ricerca dell’ordine porta ad una posizione interpersonale di biasimo e controllo sconsiderato degli altri. Il controllo si alterna
con l’obbedienza cieca all’autorità o a un principio. C’è un’autodisciplina eccessiva, oltre che la limitazione dei sentimenti, una dura autocritica e la trascuratezza nei propri
confronti.
Riguardo alla storia familiare, spesso il soggetto veniva giudicato come un bambino terribile; punito perché imperfetto e
non ricompensato per i successi; assisteva alla punizione dei fratelli per la loro imperfezione.
Non c’era molto affetto in famiglia, mentre venivano valorizzati perfezione e ordine.
L’incertezza, l’indecisione, l’incapacità di andare avanti o il programmare ed il pianificare sono le conseguenze del suo bisogno di essere perfetti.
Nell’intervento il terapeuta dovrà fare attenzione ai tentativi della persona con questo disturo di essere un paziente perfetto. Poiché l’ostilità è un
correlato importante del controllo, il soggetto sarà spesso sul punto di arrabbiarsi. La rabbia deriva dal bisogno di forzare le cose alla perfezione.
Vi è di frequente il rischio di una lotta su chi dovrà assumere il potere. Dando però al paziente una descrizione convincente di sè stesso e una spiegazione ragionevole del come e del perché ha
sviluppato questi stili, il paziente diventa collaborativo.
E’ fondamentale, dal punto di vista degli obiettivi della terapia che la persona raggiunga una visione di sé e degli altri “multidimensionale”, relativistica, priva di giudizi e reversibile. E’
inoltre importante l’intervento sui pensieri disfunzionali del paziente: il terapeuta dovrà lavorare insieme al paziente per modificare o reinterpretare le sue convinzioni, in modo da cambiare
ccomportamenti ed emozioni.
La diagnosi secondo i criteri del DSMIV-TR:
Un quadro pervasivo di preoccupazione per l'ordine, perfezionismo, e controllo mentale e
interpersonale, a spese di flessibilità, apertura ed efficienza, che compare entro la prima età adulta ed è presente in una varietà di contesti, come indicato da quattro (o più) dei seguenti
elementi:
1)attenzione per i dettagli, le regole, le liste, l'ordine, l'organizzazione o gli schemi, al punto che va perduto lo scopo principale dell'attività
2)mostra un perfezionismo che interferisce con il completamento dei compiti (per es., è incapace di completare un progetto perché non risultano soddisfatti i suoi standard oltremodo rigidi)
3)eccessiva dedizione al lavoro e alla produttività, fino all'esclusione delle attività di svago e delle amicizie
4)esageratamente coscienzioso, scrupoloso, inflessibile in tema di moralità, etica o valori (non giustificato dall'appartenenza culturale o religiosa)
5)è incapace di gettare via oggetti consumati o di nessun valore, anche quando non hanno alcun significato affettivo
6)è riluttante a delegare compiti o a lavorare con altri, a meno che non si sottomettano esattamente al suo modo di fare le cose
7)adotta una modalità di spesa improntata all'avarizia, sia per sé che per gli altri; il denaro è visto come qualcosa da accumulare in vista di catastrofi future
8)manifesta rigidità e testardaggine.
Diagnosi differenziale
A differenza de soggetti con disturbo antisociale e borderline, non manifesta comportamenti irresponsabili, nè presenta eccessi
emotivi come l’istrionico e il borderline. Non manifesta infine il disprezzo e sfida dell’autorità tipici del passivo-aggressivo.
Fa parte del gruppo A dei disturbi di personalità.
Si manifetsa con la sospettosità e diffidenza pervasiva verso gli altri.
Come nella maggior parte dei disturbi di personalità, le caratteristiche di quello paranoie sono egosintoniche; infatti spesso sono pazienti inviati da familiari o colleghi.
Da un punto di vista cognitivo è caratterizzato da uno stile pervasivo di pensare, sentire e relazionarsi agli altri. Lo stile di pensiero è
caratterizzato da una mancanza di flessibilità e soprattutto da una costante ricerca dei significati oscuri, va oltre il significato apparente della situazione. Questa continua ricerca comporta
un’iperattivazione dell’attenzione: il paziente paranoide analizza continuamente tutto ed è in pratica incapace di rilassarsi.
Il pensiero del paranoide differisce da quello dello schizofrenico paranoide per il fatto di non essere delirante:la realtà in sé non viene distorta, lo è invece il
significato.
La diagnosi secondo i criteri del DSMIV-TR:
A. Diffidenza e sospettosità pervasive nei confronti degli
altri (tanto che le loro intenzioni vengono interpretate come malevole), che iniziano nella prima età adulta e sono presenti in una varietà di contesti, come indicato da quattro (o più) dei
seguenti elementi:
1)sospetta, senza una base sufficiente, di essere sfruttato, danneggiato o ingannato
2)dubita senza giustificazione della lealtà o affidabilità di amici o colleghi
3)è riluttante a confidarsi con gli altri a causa di un timore ingiustificato che le informazioni possano essere usate contro di lui
4)scorge significati nascosti umilianti o minacciosi in rimproveri o altri eventi benevoli
5)porta costantemente rancore, cioè, non perdona gli insulti, le ingiurie o le offese
6)percepisce attacchi al proprio ruolo o reputazione non evidenti agli altri, ed è pronto a reagire con rabbia o contrattaccare
7)sospetta in modo ricorrente, senza giustificazione, della fedeltà del coniuge o del partner sessuale.
B. Non si manifesta esclusivamente durante il decorso della Schizofrenia, di un Disturbo dell'Umore con Manifestazioni Psicotiche, o di un altro Disturbo Psicotico, e non è dovuto agli effetti fisiologici diretti di una condizione medica
generale.
Fa parte dei disturbi di personalità del gruppo A.
di espressioni emotive.
emotiva. lavoro solitario e spesso svolge lavori semplici che sono al di sotto delle sue possibilità; considera se stesso come un osservatore della propria
vita: si ritiene solitario e autosufficiente. sociali, nè i rapporti di intimità, tuttavia è estremamente sensibile a critiche e disapprovazione espressa dagli altri, sebbene sembri apparentemente indifferente ad esse. Sceglie di solito attività solitarie, che non implicano il contatto con gli altri. Prova poco o nessun piacere
nelle attività, non ha in genere amici intimi o confidenti. essere efficiente nel lavoro, soprattutto se viene svolto in maniera solitaria). Nelle relazioni di coppia presenta di solito difficoltà a sviluppare
l’intimità. e ha una “percezione esplorativa difettosa”. Non percepisce le componenti affettive e non reagisce emotivamente agli stimoli, anche se
è consapevole che gli altri hanno reazioni diverse da lui.
hanno un modo di parlare monotono. Hanno scarse abilità sociali. stati poco stimolati dai genitori: trascorrevano molto tempo in solitudine; i loro giochi si svolgevano in maniera solitaria piuttosto che in compagnia
di altri. o perché si stancano di “osservare dall’esterno”, o infine per la loro
convinzione che la vita è insignificante e priva di interessi.
richiedono un’interazione sociale.
sociale o a brevi episodi psicotici. sull’Asse I e non sono motivati a cambiare le proprie caratteristiche di personalità. Quando arrivano in terapia, appaiono spesso freddi, distanti, e mostrano emozioni minime; parlano poco, evitano il contatto oculare e mostrano disagio. Riferiscono inoltre di non avere amici stretti e non
mostrano desiderio di avere esperienze sessuali. hanno condotto il paziente in terapia, poi (sempre che con il sollievo dai sintomi il paziente non abbandoni la terapia), l’obiettivo del trattamento
sarà l’intensificazione dell’interazione sociale.
relazione terapeutica. dell’isolamento, in modo da motivare il paziente alla comunicazione
sociale.
che aiutino il paz. a soffermarsi sui dettagli emozionali. di sostegno che possono essere intensificate se il paziente mostra di
essere ricaduto in uno stile di vita isolato. a causa della loro insensibilità e inabilità sociale. E’ importante, comunque, che mantenga un atteggiamento caldo ed empatico, malgrado
la scarsa attenzione che il paziente riserva alla relazione ridotta di espressioni emotive in contesti interpersonali che iniziano nella prima età adulta e sono presenti in una varietà di contesti, come indicato
da quattro o più dei seguenti elementi.
familiari
Diagnosi differenziale:
di avere relazioni sociali ma teme la critica e la disapprovazione modo di parlare e un comportamento strano e riferisce cognizioni particolari. Lo schizotipico vive isolato per la sua ansia sociale e per il senso di inadeguatezza che sente |
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Fa parte dei disturbi di personalità del gruppo A.
SI manifesta con una incapacità a costruire relazioni interpersonali significative, distorsioni percettive e cognitive, eccentricità nel comportamento.
L’altro, per lo Schizotipico, è un pericolo perenne perché si aspetta di essere sempre attaccato e deriso. Per questi motivi è più difficile da gestire
dello Schizoide.
Da un punto di vista interpersonale lo Schizotipico ha paura di un controllo che attacca e umilia; desidera che gli
altri lo lascino solo. La sua posizione di base è di distacco ostile e trascuratezza di sé. Crede di avere capacità di influenza magica, che può essere applicata direttamente (telepatia) o
indirettamente (controllo attraverso rituali). Di solito lo Schizotipico impone questi “poteri” a distanza. E’ consapevole di sentimenti di aggressività, ma di solito li limita.
Il principio della complementarietà, predispone il bambino sia a sottomettersi che a controllare in modi inappropriati.
Rispetto alla storia familiare
sono state riscontrate alcune situazioni comuni tra i soggetti con questo disturbo: spesso è presente una lunga storia di grave abuso che porta il distacco paranoie nello
schizotipico adulto. Il bambino imparava a non “seccare” il genitore abusante. La proibizione di allontanarsi da casa interferiva con lo sviluppo sociale. La deprivazione del gioco con i pari e
la condizione di paradiso sicuro della solitudine hanno rinforzato la posizione del Trincerarsi e hanno incoraggiato lo sviluppo della fantasia e di altre forme con cui
Trascurarsi.
Le distorsioni cognitive in questo disturbo sono tra le più gravi di quelle trovate nei disturbi di personalità.
Generalmente vengono classificati 4 temi: 1° Questi individui spesso hanno una sospettosità o ideazione paranoide. 2° Sperimentano idee di riferimento, come credere che eventi non correlati siano
collegati tra loro in un modo significativo. 3° Credenze bizzarre e pensiero magico. 4° Esperienze percettive insolite, ad esempio illusioni, quali credere di vedere delle persone nell’ombra o
nei disegni della carta da parati.
Questi tipi di cognizioni sono riflesse ulteriormente nello strano modo di parlare; sebbene l’eloquio risulti coerente è sovente fuorviante, circostanziale, vago o troppo complesso. L’affettività
è coartata e inappropriata alla situazione. In conformità a tutto ciò, l’individuo schizotipico si comporta in maniera inappropriata e questo contribuisce all’isolamento. Le cognizioni distorte
riguardano gli altri e le loro interazioni sociali imbarazzanti e disagevoli, li portano a sviluppare ansia sociale.
I disturbi associati sono ansia, depressione, pensiero psicotico.
Nell’intervento terapeutico è importante rispettare, soprattutto all’inizio, l’esigenza di distanza e la preoccupazione hce in genere questi soggetti manifestano nei rapporti interpersonali. Non
è opportruno forzare la persona nella costruzione dell’alleanza terapeutica; è fondamentale rispettare i suoi tempi.
Tra gli obiettivi terapeutci vi è sicuramente quello di favorire il contatto con la realtà lavorando principalmente
sui pensieri disfunzionali del paziente.
La diagnosi secondo i criteri del DSMIV-TR:
A. Una modalità pervasiva di relazioni sociali ed
interpersonali deficitarie, evidenziate da disagio acuto e ridotta capacità riguardanti le relazioni strette, e da distorsioni cognitive e percettive ed eccentricità del comportamento, che
compaiono nella prima età adulta, e sono presenti in una varietà di contesti, come indicato da cinque (o più) dei seguenti elementi:
1) idee di riferimento (escludendo i deliri di riferimento)
2) credenze strane o pensiero magico, che influenzano il comportamento, e sono in contrasto con le norme subculturali (per es., superstizione, credere nella chiaroveggenza, nella telepatia o nel
"sesto senso"; nei bambini e adolescenti fantasie e pensieri bizzarri)
3) esperienze percettive insolite, incluse illusioni corporee
4) pensiero e linguaggio strani (per es., vago, circostanziato, metaforico, iperelaborato o stereotipato)
5) sospettosità o ideazione paranoide
6) affettività inappropriata o coartata
7) comportamento o aspetto strani, eccentrici, o peculiari
8) nessun amico stretto o confidente, eccetto i parenti di primo grado
9) eccessiva ansia sociale, che non diminuisce con l'aumento della familiarità, e tende ad essere associata con preoccupazioni paranoidi piuttosto che con un giudizio negativo di sé.
B. Non si manifesta esclusivamente durante il decorso della Schizofrenia, di un Disturbo dell'Umore con Manifestazioni Psicotiche, di un altro Disturbo Psicotico o di un Disturbo Pervasivo dello Sviluppo.
Nota Se i criteri risultano soddisfatti prima dell'esordio della Schizofrenia, aggiungere "Premorboso", per es., "Disturbo Schizotipico di Personalità (Premorboso)".
Diagnosi differenziale:
Va fatta principalmente con il disturbo schizoide: mentre lo schizoide motsra un vero disinteresse verso le
relazioni sociali, lo schizotipico in genere evita i rapporti a causa dell’anisa sociale che questi comportano per lui.
Questo disturbo non è stato incluso nell’ultima versione del DSM (il DSM IV-TR).
E’ stato invece incluso nella categoria “Disturbo di Personalità non
altrimenti specificato”.
Si manifesta con un modello pervasivo di atteggiamenti negativi e di resistenza passiva a domande di performance adeguata.
La diagnosi
- resiste in modo passivo alla realizzazione di compiti sociali e occupazionali di routine
- si lamenta di essere incompreso e non apprezzato dagli altri
- è scontroso e polemico
- critica in modo irragionevole e disprezza l'autorità
- esprime invidia e risentimento verso quelli che sono apparentemente più fortunati
- esprime lamentele esagerate e continue per la sua sfortuna personale
- alterna una sfida ostile al pentimento.
Fa parte dei disturbi di personalità del gruppo B.
diritti degli altri. criminale perché agisce con incurante abbandono ed è pertanto destinato
ad essere sicuramente scoperto. desiderio di controllare gli altri, attuato in maniera distaccata; il forte bisogno di essere indipendente e autonomo, di non essere controllato dagli altri, spesso disprezzati. Si presenta amichevole e socievole, ma da
una posizione di distacco e di insensibilità.
trascuratezza interpersonale.
caos o difficoltà economiche. genitori: il soggetto con disturbo antisociale non è stato aiutato a
sviluppare la capacità di anticipare le circostanze e avere cura di sé.
inadeguati o di sfruttamento, controllo, biasimo sporadico e inadeguato. sostanze, la prostituzione, il crimine, i disturbi depressivi o di
somatizzazione. piuttosto che interpersonale, perciò non possono tenere in considerazione il punto di vista dell’ altro. Le azioni sono influenzate da convinzioni disfunzionali su se stessi, sul mondo e sul futuro che sono mantenute
attraverso esperienze selettive di conferma. antisociali accettano una terapia generalmente per pressioni esterne. Possono anche entrare volontariamente per usufruire delle facilitazioni per ottenere prescrizioni mediche per sostanza psicoattive. È pertanto
di massima importanza individuare i tentativi di manipolazione. attraverso un potenziamento del funzionamento cognitivo. Questo implica un passaggio da operazioni concrete e dall’autodeterminazione verso operazioni cognitive più formali di pensiero astratto e considerazione interpersonale.
La diagnosi secondo i criteri del DSMIV-TR: altri, che si manifesta fin dall'età di 15 anni, come indicato da tre (o più)
dei seguenti elementi: il comportamento legale, come indicato dal ripetersi di condotte
suscettibili di arresto
altri ripetutamente, per profitto o per piacere personale
ripetuti sostenere una attività lavorativa continuativa, o di far fronte ad obblighi
finanziari
razionalizzare dopo avere danneggiato, maltrattato o derubato un altro.
anni di età.
il decorso della Schizofrenia o di un Episodio Maniacale. teme l’abbandono; dal Narcisista poichè non è presente la sensazione dell’”aver diritto “ per natura; dall’Istrionico e dal Borderline per la mancanza della componente di dipendenza dagli altri. |
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